mercoledì 19 gennaio 2011

Un anticipo del mio prossimo Libro: Serial Killer all'Ombra della Serenissima

Uscito nella rivista Composit nel Novembre del 2010. Fa parte di alcuni casi realmente accaduti durante il periodo della Serenissima di omicidi seriali o particolarmente feroci. Questi saranno presto raccolti in una pubblicazione.

Il Caso di Gabrieli

Il 16 febbraio del 1747 sedici voti favorevoli decretano la carcerazione di un chierico di una piccola località di Brescia, Val Sabbia posta nella parte orientale della Lombardia, vicino al Veneto e al Trentino, comunicante con la Valcamonica.
La Valsabbia era entrata a far parte del dominio della Repubblica di Venezia subito dopo il medioevo ed era una zona dove la gente lavorava la seta e il ferro. Gente di montagna.
Gente tranquilla. Il giovane ventiduenne, aveva già ottenuto i voti minori e aspettava di diventare prete, si chiamava Gabrieli di cognome, un cognome che ancora oggi lo si può ritrovare. Il nome nei documenti ufficiali, invece, non è chiaro: in alcuni Barbaro, in altri Benvenuto e in altri ancora Bernardo. Quello che invece è certo, è che qualunque nome avesse, non era importante per la pena che gli sarebbe stata inflitta. Non viene giudicato da un tribunale ecclesiastico ma per la gravità del reato dallo stesso tribunale del Consiglio dei Dieci. Il 16 maggio dell'anno successivo, alla fine di un processo dibattuto, il giovane chierico viene condotto tra le due colonne di Venezia ben distante dai dolci paesaggi delle sue valli e sopra una pedana costruita appositamente subisce la decapitazione. Ma
qual'era la sua colpa? Gabrieli era ospite di due sue zie. Lo ospitano e lo accudiscono. In qualità di giovane chierico un giorno potrebbe diventare un importante prelato e loro due hanno bisogno di una protezione. Tutti sanno che nella vicina Olsano la famiglia Montini aveva dato a Brescia ecclesiastici di fama e badesse per il monastero di Santa Giulia.
Così anche loro sperano in quel nipote buono e generoso. Ma Gabrieli non è buono e generoso, è strano. Ma se fosse solo strano la sua storia non sarebbe stata scritta dal Consiglio dei Dieci. Un giorno si trova a casa dalle sue zie. La sera è calata in questo piccolo paese di montagna e le campane dell'unica chiesa hanno smesso da poco di suonare. L'aria è fredda e la casa è immersa nel silenzio della notte. Senza apparente motivo il chierico si reca in cucina, prende una mannaia e raggiunge una delle due zie che sta dormendo nella sua stanza. Il bagliore della lama saetta veloce e si confonde con il colore rosso che macchia velocemente il letto. Forse l'impatto emotivo del sangue lo disturba e cosi decide di lasciare la mannaia e di prendere un laccio. Esce dalla stanza e si dirige verso quella dove riposa l'altra zia. E' buio e in una valle come Val Sabbia la gente lascia la porta aperta, la gente si fida. Lui è li, forse la guarda dormire un attimo e poi le passa la corda attorno al collo e la stringe forte fino a quando sente il corpo immobilizzarsi, fino a che non smette di dibattersi. Non sappiamo la ragione di questa sua azione omicida. Non sappiamo dal processo quali dati emersero. Ma sappiamo che la Serenissima non decise di aggiungere i tormenti e lo condannò solo alla decapitazione.


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