Quando avevo sedici anni rimasi colpito dalla leggenda dell'ebreo errante. Mi affascinava un uomo che per un errore, per un singolo evento, avrebbe modificato tutta la sua esistenza. Ovviamente il mio film preferito sull'argomento fu "La settima profezia", mentre il libro fu Il pendolo di Foucault di Umberto Eco, libro che mi chiese molta più pazienza di quanta ne avevo avuta per Il nome della rosa. L'ebreo errante lo immaginavo come un centurione, di nome Cartaghir, che colpendo Gesù mentre si avviava al suplizio, non si rese conto del valore delle parole che gli furono proferite dallo stesso. Quella frase, forse dal centurione fu considerata come un semplice delirio di chi ignorava di dover morire: "io ora proseguo ma quando tornerò tu sarai ancora qui ad aspettarmi". Chiaramente Cartaghir non poteva certo immaginare che questo avrebbe significato per lui dover aspettare il ritorno di Cristo e quindi di non invecchiare o morire fino a quel giorno. Mi ha angosciato pensare a come si può sentire un uomo quando perde tutti gli amici, poi gli amori, poi i parenti, fino a quando il ricordo di lui svanisce ma allo stesso tempo, lui resta. Beh questo mio blog lo dedico all'aspetto invece che può contraddistinguere un uomo come Cartaghir, ovvero la possibilità di camminare e attraversare nuovi mondi, conoscere nuove realtà, scoprire sempre cose nuove...essendo però di Venezia, oltre ad inserire uno sfondo con la foto della barena davanti a casa mia a Sant'Erasmo, ho voluto sottolineare che errante, ora, è un veneziano. Ma infondo, nella vita, siamo tutti erranti. Ecco. Questo è il mio primo Post, spero il primo di una lunga serie.
Nessun commento:
Posta un commento